Stefano Cazzato, professore, saggista e aforista in questo Il divino Platone: filosofia e misticismo (Introduzione di Lucio Saviani, Moretti & Vitali, 2022), opera scientifica dal taglio letterario e di piacevole lettura anche per non addetti ai lavori (edizione bella, curata, dalla ricca bibliografia, tra cui Simone Weil, Wittgenstein, Foucault, Deleuze) va alla scoperta della mitica figura del filosofo per antonomasia offrendo al lettore tanti spunti e rimandi sia al mondo classico che al pensiero contemporaneo e moderno. Credo che tutti a scuola o in qualche lettura siano venuti a contatto col mito della caverna, oppure con il Simposio (non è forse entrata nell’uso comune l’espressione “amore platonico”?), o ancora con la Repubblica. Nell’opera platonica rivive il maestro Socrate (Apologia, Dialoghi) di cui non ci è arrivata alcuna testimonianza scritta diretta. Ma perché Platone sarebbe divino? Per la sua ricerca che definiremmo mistica del mondo sovrasensibile, oltre la materia, interesse che si sublima passando dall’insegnamento socratico e l’interpretazione logica del sensibile (prima di lui i filosofi classici si erano occupati dell’osservazione del mondo fisico), fino ad arrivare al trascendente attraverso il mito e la poesia. Platone, quindi, vira dal logos col suo carattere immanente al mythos caratterizzato invece dalla nostalgia (nostos) di un altrove trascendente. Una cosa molto interessante che fa Cazzato è tentare una lettura dei pochi momenti in cui Platone parla di sé direttamente, in modo da cogliere nuove prospettive interpretative, incrinature nel pensiero che ne restituiscano la profondità, elemento colto per esempio ne la Lettera settima, sorta di testamento filosofico in cui Platone espone le difficoltà di praticare e divulgare il suo sapere, esempio lampante ne è la difficoltà nell’applicazione di tali principi al buon governo: «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere». In questo limite si coglie una certa incapacità della natura umana di accedere a quella verità intima, essenza dell’anima stessa che, seppur immortale, non è esente da contraddizioni, anima a cui non basta la libertà ma serve anche la consapevolezza.
Sempre alla Settima lettera, Platone affida la riflessione sulla conoscenza, quella vera, non basata sulle proprietà della cosa ma sull’essenza della cosa in sé. Le definizioni sono fallaci così come il linguaggio stesso, approssimativa è l’immagine. Il limite stesso del logos è da rintracciare nel carattere di difettosità insito nella conoscenza umana. Solo il sapere dell’anima che fa luce in sé e opera una catarsi fino a pervenire a un tipo di sapere non mediato può essere reale. Non a caso il mito col suo elemento simbolico appare nell’opera platonica il meccanismo conoscitivo più adatto a cogliere l’altrove mistico, discorso che mi pare sarà ripreso molti anni dopo da Jung, dall’anima fino ad approdare alla psiche, simbolo, archetipi e inconscio collettivo. A proposito di mito e logos, osserva Cazzato: «Se identifichiamo il pensare con il ragionare, rischiamo di tener fuori dall’ambito dell’esperienza umana, e di liquidarle come irrazionali, quelle forme di pensiero che procedono per associazioni, simboli, analogie, metafore». In tutto questo discorso si fanno pertinenti paralleli con altre opere contemporanee o discipline altre dalla filosofia, come la linguistica di De Saussure.
Tocca molti altri temi il libro, alla scoperta del carattere divino, mistico o ancora metafisico di Platone, l’amore, per esempio, ne Il Simposio (c’è sempre un’asimmetria tra quanto il logos osserva e ciò a cui l’anima anela, fosse desiderio di possesso e appagamento o sapere, una mancanza che vuol essere colmata), o la questione della conoscenza ne la Repubblica, dove si passa dai concetti (mediati) alle idee (pure). La ricerca dell’altrove di Platone non è solo spirituale, ma anche concreta. Un altro punto su cui si sofferma il saggio è il cambiamento che avviene in Platone dopo la morte di Socrate, ovvero l’allontanamento dal logos e il riavvicinamento alla poesia e alla spiritualità, i viaggi. Tutto ciò indirizza gli sviluppi del pensiero platonico verso l’ideale e l’anima, non semplice strumento di accesso alla conoscenza, bensì «nostalgia, desiderio, viaggio, tensione, pathos, convalescenza, cammino, volo».
In sintesi, un libro bello, interessante e ben fatto in cui traspare la passione per la materia, per Platone e lo studio della storia del pensiero umano.
Platone mi è sempre piaciuto come filosofo e il suo pensiero mi affascina ancora oggi. Trovare un libro che parla non solo del suo pensiero e del suo mondo ma anche della persona mi attrae molto. Grazie per il consiglio.
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Prego 🙂
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L’ho appena acquistato dopo aver letto la tua recensione . Grazie Giuseppina 🌹🙏
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Prego 🙂
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🤗🌹
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Arriva domani
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