amare e provare piacere non sono la stessa cosa
In amore gli apporti che vengon da noi prevalgono – anche considerandoli semplicemente dal punto di vista quantitativo – su quelli che provengono dall’essere amato.
Non sapeva niente, in quel senso totale che il non sapere nulla equivale a non capire nulla, tranne le rare verità che il cuore è capace di raggiungere direttamente
Non c’è niente forse che ci dia maggiormente l’impressione della realtà esterna quanto il cambiamento d’una persona anche insignificante, prima di averla conosciuta e dopo
mi meravigliai come nel bel mondo, in disprezzo a qualsiasi verità, si attribuiscano doti di cuore ad esseri che l’hanno così arido, siano pure amabilissimi con le persone brillanti che fanno parte del loro giro
il valore intellettuale non ha niente a che vedere con l’adesione a una certa formula estetica
All’inizio di un amore, come alla fine, non siamo esclusivamente attaccati all’oggetto di quell’amore; ma piuttosto il desiderio d’amare da cui deriva (e più tardi il ricordo che lascia) vaga voluttuosamente in una zona di incanti intercambiabili
Ogni essere è distrutto quando smettiamo di vederlo; la sua successiva apparizione è una creazione nuova, diversa da quella che l’ha immediatamente preceduta, se non da tutte
Ma l’animo è influenzabile come la pianta, come la cellula, come gli elementi chimici, e l’ambiente che lo modifica, se ve lo si immerge, sono le circostanze, una nuova cornice
Le persone di mondo per il fatto che conoscono gli uomini di talento e li invitano a pranzo, per questo non li capiscono meglio.
I figli hanno sempre la tendenza a disprezzare o a esaltare i loro genitori
non si può avere alcuna intesa perfetta, non si può effettuare un’introiezione completa di chi vi disprezza, finché non si è vinto quel disprezzo.
L’amore il più esclusivo per una persona è sempre l’amore di un’altra cosa.
le persone che vi rifiutano le cose che desiderate ve ne offrono altre.
Da “All’ombra delle fanciulle in fiore”, Nomi di paesi: il paese, Marcel Proust, Fabbri Editori 1996, traduzione di Maria Teresa Nessi Somaini
In foto: Infedeltà (Infidelitas), Giotto, dal ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova, 1306 circa.