Combinazioni segrete per casseforti violate

Roberta Tantillo è un’amica conosciuta a Milano nell’ambito di eventi poetici, Open Mic e Poetry Slam, ambienti che, nonostante la timidezza di fondo, lei sa affrontare efficacemente, a differenza mia, trascinata per i capelli da un amico dei tempi che furono. Eppure la poetessa (termine che lei rivendica per sé invece di “poeta” ) Roberta Tantillo scrive testi di lunghezza varia con incursioni nella prosa che, pur rendendo al meglio recitati dalla sua viva voce, come naturale approdo hanno la forma scritta. In queste Combinazioni segrete per casseforti violate (Ctl editore, 2022) ci vengono proposte né più né meno che poesie d’amore, semplici, evocative, d’immagini, dal significato preciso con una predilezione per il verso libero che però non rinuncia a rime, assonanze, allitterazioni e anafore. Ci vuole coraggio a mettersi a nudo, offrire la propria materia vitale (che poi sempre di trasposizione si tratta) in pasto al lettore che non può fare a meno di ravvisare verità, sangue, lacrime, illusioni e disillusioni, ciò che rende umano l’uomo, insomma, poeta o poetessa che sia. Forse credo sia proprio questa voglia di verità (percepita) che trionfi nella poesia performativa che, ripeto, non è il mio pane. A Tantillo piacciono calembours e contrasti, gli opposti che si sovrappongono nella realizzazione di una sorta di ideale circolarità (alba e tramonto, mattino e sera, primo e ultimo dell’anno). Una poesia crepuscolare, intima che non ha altre pretese se non tratteggiare momenti di vita “che procede lenta / nel deserto / in attesa del prossimo caravanserraglio”, illuminare le tenui memorie familiari de “le case dei vecchi”, raccontare una persona normale, a volte fragile altre impulsiva, impegnata a ingaggiare lotte “senza vinti né vincitori” alla ricerca di pace e silenzio, la solitudine a volte ingombrante altra compagna “dove termina l’affanno della corsa / nessuna parola a debito”. Non solo ricordi, rimpianto e perdita ma anche le piccole cose buone, il petricore, il cibo la doccia la sera e il dialogo con sé; nessun assoluto da indagare solo le cose minime, imperfette, umane, quelle che non interessano a nessuno. Questo ho trovato in questa raccolta. Non capita spesso, ma posso riconoscere la persona nelle sue parole, il mistero del suo Cavaliere Nero: “La compostezza dell’oblio / è un dono per soli dei. / E tu lo sei”.

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