Nasce Ce.S.P.O.L.A., “notiziario” periodico mensile cartaceo di carattere satirico. Tempi duri, ci vuole un po’ di buonumore nel grigiume imperante. Sarà distribuito gratuitamente nelle librerie di Catania e Palermo, poi chissà. In questo secondo numero inauguro la mia rubrica di cronache fantastiche: Opercoli. Ringrazio per l’ospitalità. Ecco l’articolo:
Qualche giorno fa, in giro nei pressi di Piazza del Duomo a Milano, ho avuto un’aspra discussione con l’amico che mi stava accompagnando. Costui, di professione giornalista, ha chiesto il mio parere in merito alla notizia della decisione di demolire Palazzo dei Normanni e ricostruirlo altrove, in modo da poter dar luogo allo sfruttamento del giacimento petrolifero ritrovato proprio al di sotto dell’Assemblea regionale siciliana. Non ne sapevo nulla. Se ho capito bene, scienziati e tecnici di prim’ordine sono già stati chiamati a progettare i lavori che dovrebbero cominciare entro l’estate, mentre loschi figuri scalpitano per annunciare proclami di nuovi posti di lavoro che andranno ad alimentare clientelismi e inefficienze varie: i soliti volponi. «Che follia!», ho detto.
«Fidati», ha ribattuto l’amico, «il petrolio risolverebbe tutti i vostri problemi. Si potrebbe edificare un grattacielo al posto del vetusto palazzo». Dopo un acceso botta e risposta, l’amico meneghino ha lamentato di avere con me un problema comunicativo di tipo culturale. Avevo capito bene? Si riferiva forse alle mie origini? La pericolosa febbre dell’oro nero l’aveva subito contagiato impedendogli d’intendersi come di consueto con la sua fedele compagna di serotine passeggiate peripatetiche. Gli ho detto chiaramente che stava prendendo un abbaglio. Lui, per tutta risposta, mi ha bollata in modo inequivocabile: complottista! Il complotto di Palazzo dei Normanni. Mah…
Capitano questi diverbi quando “nun si cala la testa”. Io credo che il mio amico, di cui ho sempre ammirato la fiducia nel progresso (che a me manca), in fondo, sia animato dalle migliori intenzioni, amante com’è della scienza e del soldo. A suo dire, vedrei ostacoli ovunque, manipolazione, doppiezza: una iena. Anzi, dura di comprendonio. Sarà che l’assuefazione alla bruttezza linguistica, da nord a sud, ci ha abituato a quella tout court, bruttezza tollerata che dovrebbe farci accettare senza battere ciglio lo scempio di Palazzo dei Normanni. Ritengo che bisognerebbe avere più cura del nostro patrimonio culturale, a partire dalla lingua. L’anno scorso, ho stilato una personale classifica dei termini più odiosi dell’anno: ha vinto “resilienza”, parola che nell’uso comune intende ormai un certo lassismo fiducioso con accettazione passiva di eventi imposti dall’alto. Quest’anno cedo lo scettro a “responsabilità”, nel suo significato manipolatorio di scaricare ai cittadini la colpa di scelte politiche folli e incomprensibili. Comunque sia, dopo le manfrine che hanno adombrato la mia serata, mi sono rassegnata (non lo dirò all’amico giornalista, per orgoglio) a celebrare il funerale di quella meraviglia normanna, sfondo di scorribande giovanili, amori, notti prima degli esami e altri psicodrammi: spianiamo pure Piazza del Parlamento, dunque, poi chi vivrà vedrà! Si potrebbero destinare all’uopo carri armati da donare dopo l’utilizzo a chi ne avrà bisogno – dobbiamo essere ecosostenibili –, per scopi umanitari, ovviamente, ché il petrolio risolve tutti i conflitti. Mi auguro solo che dopo la demolizione le solite prefiche, tra vesti stracciate e capi cosparsi di cenere, non vengano a intonare penosi lamenti. Una volta appurati i benefici di questi e altri provvedimenti progressisti, sono sicura che l’intellighenzia radical caviar (sia di destra che di sinistra), per solidarietà, accoglierà con favore pure la proposta di abbattimento del Duomo, oppure solo il suo spostamento un po’ più in là, dalle parti del Giambellino, magari, da effettuare tramite la strabiliante tecnica ingegneristica adottata in Romania ai tempi di Ceaușescu. In seguito alla nuova rinascita economica e umana dell’Isola, mandato in soffitta il vecchio adagio “santi poeti e navigatori” e bocciata senza appello la neonata definizione “camerieri pizzaioli e amanti”, si potrebbe, senza tema di smentita, usare per i siciliani, e poi per gli italiani tutti, la nuova patriottica espressione: “armatori nababbi e rabdomanti”.
Giusi Sciortino