Distacco
Il suono di un fischietto.
Il crescere del rumore.
Il treno passa come un lampo,
tra la polvere alta fino alla cintola.
L’arcata di un viadotto.
L’ansa di un fiume.
Lontano – pioppi e campi di canapa
– balenare di fazzoletti colorati.
Ragazze con allegra malizia nello sguardo,
il mercato, circondato
da dighe di
orci luccicanti,
montagne di sacchi su carri,
catinelle piene
di fragole di giardino,
sirene di locomotive
intorno alle pompe degli scali,
vagoni,
marciapiedi
e pensiline di stazioni,
caselli ferroviari,
casette di legno,
pali di telegrafo,
villaggi,
cespugli,
ponti..
Abbiamo già preso posto.
E già la hostess
ha distribuito le materassine.
E già, strada facendo, ci siamo
affiatati.
Ai nuovi nomi ci siamo abituati.
Già il mio compagno ha tirato fuori un tramezzino,
già si fa coda per l’acqua.
Già qualcuno, deposto a terra
un pesante bagaglio,
ha tracciato l’immancabile “pul’ka”,
un’armonica lontana
ha improvvisato una polca,
suoni di allegria,
senza rimpianti,
e io,
sistemato nella cuccetta superiore,
avvolto in una nuvola di tabacco Belomòr,
ascoltavo.
Chissà da dove
approdava un soffio
di fresca estate
tra il lungo gemito dei respingenti
e i secchi contraccolpi delle ruote,
e a un tratto –
un dialogo:
“Indovina, amico mio, indovina
che ragazza ho incontrato!
Se solo potessi fare amicizia,
conoscerla meglio, rivederla almeno una volta…” “Ma piantala, con queste assurdità! Ma dove credi che la rivedrai?”
“La rivedrò!”
“Ma davvero pensi che la ritroverai?”
“La ritroverò!”
Ascoltavo, come una corda vibra al suono;
come un’eco, ascoltavo
le confidenze di sconosciuti.
Scusate.
Anch’io lasciavo qualcuno,
anch’io mi separavo
dalla mia ragazza.
Sì, mia brava ragazza,
che senso
ha lamentarsi perché ci attende
un nuovo disagio,
una nuova inquietudine?
Non te ne vai forse anche tu?
Ma tu, soltanto,
da una stazione diversa per diversa strada…
Non m’importa che la gente
di casa
dica di me:
“Quando si stancherà,
alla fine,
di ripartire, di andar lontano, sempre?…”
Sì, andarmene lontano, questo per me ci vuole,
correre col treno,
rotolare con la neve,
incontrarti di nuovo
e poi di nuovo –
via! partire.
A ogni nuova separazione,
sempre più ti avvicini.
A te
io vengo
per sentieri di cerca.
“Ma dove credi che la rivedrai?”
“La rivedrò!”
“Ma davvero pensi che la ritroverai?”
“La ritroverò”.
***
Da Uomo solo
« Piccolo mio!
Piccolo mio! »
e mi copriva gli occhi col palmo della mano.
Intorno era tutto orrido e solenne,
e il tuono
e il sordomuto gemito del mare –
e lei ebbe improvvisa intuizione di donna:
e mi gridò:
« Tu non sei mio,
non sei mio! »
Addio, mia cara!
Io sono tuo,
cupamente,
fedelmente,
e chi è solo, di tutti è il più fedele.
***
Da La stazione di Zimà
In qualche luogo vicino al Bajkal, immancabilmente
mi aspettava un appuntamento con te, stazione di Zimà
(“Meet me in Montauk“, da Eternal Sunshine of the Spotless Mind, il film
Eternal sunshine of the spotless mind!
Each pray’r accepted, and each wish resign’d
from Eloisa to Abelard BY ALEXANDER POPE)
***
Da Di dove siete voi?
Da dove vengo?
Da una piccola
Stazione siberiana chiamata Zimà (…)
Sopra un battello a vapore,
come assecondando una corrente d’amore,
seguitavo il viaggio
***
Da Le bateau ivre (Il battello ebbro), Arthur Rimbaud
J’ai vu le soleil bas, taché d’horreurs mystiques
Illuminant de longs figements violets
Pareils à des acteurs de drames très antiques
Les flots roulant au loin leurs frissons de volets
(Ho visto il sole basso, macchiato di mistici orrori,
Illuminare lunghi coaguli viola,
Simili ad attori di antichissimi drammi,
I flutti che lontano rotolavano in fremiti di persiane!)
***
Da Blade runner, il film
«J’ai vu tant de choses, que vous, humains, ne pourriez pas croire… De grands navires en feu surgissant de l’épaule d’Orion, j’ai vu des rayons fabuleux, des rayons C, brillés dans l’ombre de la Porte de Tannhäuser. Tous ces moments se perdront dans l’oubli, comme les larmes dans la pluie. Il est temps de mourir»
«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire»

Da: Poesie di Evgenij Evtušenko. Distacco, La stazione di Zima, Sull’umida terra, Di dove siete voi?, Uomo solo, Garzanti 1970, traduzione di Alfeo Bertin
😊❤
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[…] connessioni (anche inconsce) tra opere diverse, per esempio nel celebre monologo di Roy Batty (qui) a mio avviso ispirato a Le bateau ivre di Rimbaud (come non notare anche l’assonanza tra il nome […]
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