Le poesie del poeta premio Nobel russo naturalizzato statunitense Iosif Aleksandrovič Brodskij, o Joseph Brodsky, comprese nel ciclo Parte del discorso, con la loro struttura dalle reminiscenze classiche (ogni poesia è composta da tre strofe di quattro versi ciascuna) ma dai giocosi e suggestivi accostamenti di significanti, compongono un tutt’uno dall’ispirazione multiforme e dagli esiti personalissimi. La lingua mobile, a tratti inafferrabile, procede tra gustosi calembour, preziose creazioni idiomatiche (per esempio «addì martembre»), immagini inedite (ora calde, femminili, luminose, ora invernali, fredde) e imprevedibili associazioni di senso che restituiscono un codice peculiare non da decifrare, bensì da accogliere, interiorizzare, in cui adagiarsi semplicemente fino a lasciarsi trasportare dalla musicalità delle preziose composizioni in cui scoprire ogni volta un nuovo colore, una sfumatura o sensazione diversa. Tutti gli oggetti materiali e immateriali evocati, toccati, mischiati assieme e riplasmati dall’invenzione poetica si elevano a simbolo universale dell’umana comune esperienza: calore e crepuscolo, gioia e nostalgia, destino ed esilio, ricordo, futuro, grjadùščee. In tale unità (intesa come compenetrazione delle parti) è possibile rintracciare suggestioni conosciute e inedite, apprezzare quadri impressionisti senza dover ricorrere all’esposizione di concetti definitivi, verità apodittiche: ogni cosa si mostra da sé, ogni uomo è parte dello stesso discorso.
Una selezione di versi da Parte del discorso:
Da nessun luogo con affetto, addì
martembre, caro egregio diletta, ma non importa chi,
perché i tratti del volto, a dire il vero,
non li ricordo più, il non vostro
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Il Nord trita il metallo, ma risparmia il vetro.
Ed insegna alla gola a dire « fammi entrare ».
Il freddo mi ha educato e mi ha messo una penna
fra le dita, per riscaldarle strette a pugno.
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In questi piatti paesi quello che difende
dal falso il cuore è che in nessun luogo ci si può celare e si vede
più lontano. Soltanto per il suono lo spazio è ostacolo:
l’occhio non si lamenta per l’assenza di eco.
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Una strada. Certe case sono più belle
di certe altre: hanno vetrine piene di cose.
O anche solo per il fatto che, in ogni caso,
se diventi pazzo non sarà mai in quelle.
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Di ciascun uomo non resta che una parte
del discorso. In genere, una parte. Parte del discorso.
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Non sono uscito di senno, ma sono stanco dell’estate.
Cerchi nel cassettone una camicia, e il giorno è perso.
Venga l’inverno e copra tutto, presto,
le città e le genti e, innanzitutto, il verde.
Per finire, come invito alla lettura delle altre opere di Brodskij, uno stralcio di Ninnananna di Cape Cod:
Anche lo spazio, dove non c’è da sedersi,
come la stella in cielo, va in declino, finisce.
Ma, fino a tanto che una scarpa esiste,
c’è qualcosa su cui stare in piedi: superficie,
terraferma. E le sue sabbie incanta
del nasello il quieto canto
Bibliografia: Iosif Brodskij, Poesie 1972-1985, Adelphi, 1986 (Traduzione di Giovanni Buttafava)