Ogni crisi fa risaltare le contraddizioni di una società, le malattie sociali di cui parlava Konrad Lorenz una cinquantina di anni fa in Gli otto peccati capitali della nostra civiltà. Eppure, le sue parole risultano oggi più che mai attuali, tanto da far pensare a un punto di non ritorno. Ecco gli otto peccati capitali della civiltà occidentale materialista industriale consumistica:
1 Sovrappopolazione con perdita di individualità e livellamento, soprattutto nei grandi contesti urbani dove gli spazi angusti favoriscono solitudini e aggressività. Su questo punto coloro che oggi vengono chiamati spregiativamente complottisti si sono scatenati. Che abbiano ragione gli uni o gli antagonisti, non c’è di che star tranquilli.
2 Devastazione dello spazio vitale e alienazione della dimensione naturale, fattori deleteri soprattutto per il predatore uomo dato che «quando la densità di popolazione della specie preda scende al di sotto di un determinato livello è il predatore a scomparire».
3 Competizione fra uomini volta a ottenere un vantaggio economico che erge l’utilitarismo a fine ultimo dell’esistenza a detrimento di valori e sentimenti umani. Si confonde il fine con i mezzi, come succede con il denaro, per esempio.
4 Estinguersi dei sentimenti per via di generale rammollimento e insorgenza di intolleranza al dolore. Senza capacità di sopportazione del dolore nessuna gioia è possibile. Inoltre, il bisogno di soddisfare immediatamente i desideri porta a frustrazione e perdita di attrazione verso imprese non remunerative a breve termine.
5 Deterioramento del patrimonio genetico prodotto dalla spasmodica ricerca del vantaggio economico che favorisce qualità negative ai fini dell’evoluzione.
6 Demolizione della “tradizione” causata da scontro generazionale e cultura massificata con relativa perdita di ciò che di più buono in tale cultura c’è.

7 Indottrinamento. Ci si riferisce ovviamente alle tecniche di propaganda basate su sperimentazioni scientifiche e mezzi di persuasione (come le babbling machines di Aldous Huxley) che mai nella storia erano stati così efficaci e martellanti. «Quello che uno pensa è quasi sempre sbagliato, ma quello che uno sa è giusto». L’ipotesi d’indagine che più si avvicina alla verità è quella che meglio spiega quella data realtà. Invece, si tende a rifiutare questo fatto fin troppo logico per credere ciecamente alle convinzioni, anche se indotte, come in una sorta di fede. Chi è convinto di una dottrina tenderà a odiare quella contrastante. Però «la falsa credenza secondo cui condizionando adeguatamente l’uomo ci si può aspettare da lui qualsiasi cosa» avrà le peggiori conseguenze. Effetti dell’indottrinamento sono le mode e l’acquisto compulsivo di beni inutili. Lorenz parla anche di moda delle scienze specificando che nel pensiero comune le scienze basate sulla matematica vengono percepite migliori rispetto alle altre perché giudicate esatte e più atte a far guadagnare. Lorenz dice che entrambe le credenze siano delle sciocchezze. L’indagine descrittiva degli elementi di un sistema è ancora la fase fondamentale in ogni disciplina scientifica. In merito a questo punto mi viene in mente un altro saggio, ovvero Cattiva maestra televisione di Karl Popper e John Condry. La televisione non potrebbe assurgere al ruolo di buona maestra dati i contenuti violenti proposti, controllabili solo tramite censura, pratica inconciliabile con i principi democratici. La proposta: una patente per chi lavora nel mondo della tv che possa essere ritirata se non si rispettino determinati principi di correttezza vigilati da una sorta di Corte. D’altro canto, per Popper/Condry il controllo dei mezzi di comunicazione si rende necessario per l’esistenza stessa della democrazia poiché «un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione, un potere infinito». La conclusione: quando i nemici della democrazia si renderanno conto del potere della televisione lo metteranno sicuramente in atto come potere politico. Esiste ancora oggi un dibattito in questo senso? Apocalittici o integrati? Come diceva ancora Popper «nucleo dello stato di diritto è la non violenza». Io ne vedo molta purtroppo, sia nei contenuti che nel linguaggio.
Infine, punto 8: armi nucleari, ovvero l’utilizzo della scienza per scopi disumani, per Lorenz il male minore fra quelli da lui esposti. Qual è quindi il danno più grave? «È quello di diffondere nell’umanità la sensazione che la fine del mondo sia vicina». Io non credo che la consultazione di opere scritte in tempi in cui la struttura sociale era diversa rispetto a quella odierna sia un’attività oziosa, fine a se stessa o, peggio ancora, fuorviante come qualcuno mi ha fatto notare non nascondendo una certa acrimonia nei confronti di altre mie letture di questo tenore. Credo invece che leggere il presente alla luce degli studi che cercarono in qualche modo di anticiparlo possa essere un esercizio utile per gli uomini del futuro: noi.
Giusi Sciortino
Senza aver la pretesa di affiancarmi a Konrad Lorenz, è stato questo un tema che ho affrontato anche io in uno dei miei articoli sul blog. Ti lascio i link casomai ti andasse di dar uno sguardo…il mio è sicuramente un tentativo meno drammatico di rendere attuale il temahttps://mhicsuntleones.wordpress.com/2021/02/02/ri-viziamoci-1a-parte/
https://mhicsuntleones.wordpress.com/2021/04/12/ri-viziamoci-2a-parte/
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Gli argomenti sono tanti, il declino un dato di fatto, purtroppo. Grazie
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Sia Konrad Lorenz sia Popper hanno costruito un monumento rappresentativo dell’oggi, pur se talvolta (colpa degli anni?) pare che, individuato il bersaglio, non abbiano affondato il colpo. Il processo di alienazione che abbandona i luoghi di produzione e si affaccia nel quotidiano, rendendo il tempo libero stesso una merce che ha un costo, è un’evoluzione verso un declino definitivo della cultura occidentale. Credo, forse, che, da questo punto di vista “La società dello spettacolo” di Guy Debord e Eros e civiltà di Marcuse rendano un’analisi ancora più spietata.
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Molto rappresentativo, ovviamente le suddette opere risentono degli anni. Non ho ancora letto La società dello spettacolo, rimedierò 😉
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Ma dai, Huxley, che ricordi… lo lessi e beh, molto interessante.
Nei tuoi punti mi sembra di leggere la critica fatta dalla scuola di Francoforte.
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Eh sì, molto interessante. C’è ancora bisogno di critica, oggi più che mai
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[…] soprattutto il valore ambivalente della tivù (solleva dubbi su simili possibilità il saggio Cattiva maestra televisione di Karl Popper e John Condry; nel celebre Apocalittici e integrati del 1964 Umberto Eco analizza il […]
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