
FRAMMENTI DI FIORI MALSANI SCAMPATI ALLA BURRASCA:
Il mare, se sei libero, ti sarà sempre caro!
È il tuo specchio; la tua anima contempli
nell’infinito volgersi dell’onda;
né il tuo cuore è un abisso meno amaro.
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È un tempio la Natura, dove a volte parole
escono confuse da viventi pilastri
e che l’uomo attraversa tra foreste di simboli
che gli lanciano occhiate familiari.
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Là non c’è nulla che non sia beltà,
ordine e lusso, calma e voluttà.
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L’ardente innamorato, il dotto austero
amano entrambi, nell’età matura,
i gatti dolci e possenti, orgoglio della casa,
freddolosi e imboscati come loro.
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Spleen
Quando, come un coperchio, il cielo basso e greve
schiaccia l’anima che geme nel suo tedio infinito,
e in un unico cerchio stringendo l’orizzonte
fa del giorno una tristezza più nera della notte;
quando la terra si muta in un’umida segreta
dove la Speranza, timido pipistrello,
sbatte le ali nei muri e dà la testa
nel soffitto marcito;
quando le strisce immense della pioggia
sembrano le inferriate d’una vasta prigione
e muto, ripugnante un popolo di ragni
dentro i nostri cervelli dispone le sue reti,
furiose a un tratto esplodono campane
e un urlo tremendo lanciano verso il cielo
che fa pensare al gemere ostinato
d’anime senza pace né dimora.
– Senza tamburi, senza musica, sfilano funerali
a lungo, lentamente nel mio cuore: Speranza
piange disfatta e Angoscia, dispotica e sinistra,
va a piantarsi sul cranio la sua bandiera nera.
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Vi temo grandi boschi, come le cattedrali:
urlate come l’organo; e nei cuori dannati,
stanze d’eterno lutto e di rantoli antichi
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Parigi cambia! Ma niente nella mia malinconia,
s’è spostato: palazzi rifatti, impalcature,
case, vecchi sobborghi, tutto m’è allegoria;
pesano come rocce i ricordi che amo.
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Tu ignori dove vado, io dove sei sparita;
so che t’avrei amata, e so che tu lo sai!
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anch’io, vedi, mi trascino! ma, più ebete di loro,
dico: cosa mai cercano, tutti quei ciechi in Cielo?
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Nell’aria, intanto, demoni malsani
si svegliano come genti d’affari, pesantemente, e in volo
sbattono contro imposte e pensiline
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e anche i ladri, che non danno pace,
avranno presto il solito da fare
a forzare pian piano cassette e serrature
per campare qualche giorno, per vestire le amanti.
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e quando hai visto infami guardie e sguatteri
sputare sulla tua divinità
e hai sentito le spine penetrarti nel cranio
dove vive l’immensa Umanità.
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In una sera rosa e azzurro mistico
ci scambieremo un unico bagliore,
lungo come il singulto degli addii
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Sempre mi sta alle costole il Demonio;
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fra i tuoi gioielli l’Orrore non è il meno attraente
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Che importa se da Satana o da Dio? se Sirena
o Angelo, che importa? Se si fanno per te
Charles Baudelaire, la grande poesia di Repubblica a cura di Maurizio Cucchi (traduzione testi di Giovanni Raboni)