Ritorno a Cracovia nel 1880
E così sono tornato qui dalle grandi capitali,
a una città in una stretta valle sotto il colle della cattedrale
piena di tombe di re. A una piazza sotto la torre
e alla tromba acuta che suona mezzogiorno, interrompendo
la nota a metà perché la freccia tartara
ha ancora una volta colpito il trombettiere.
E i piccioni. E i fazzoletti a colori vivaci delle fioraie.
E i gruppi che chiacchierano sotto il porticato gotico della chiesa.
Il baule dei miei libri è arrivato, questa volta per sempre.
Che cosa so della mia vita laboriosa: è stata vissuta.
I volti sono più pallidi nel ricordo che nei dagherrotipi.
Non devo scrivere promemoria e lettere ogni mattina.
Altri mi sostituiranno, sempre con la stessa speranza,
quella che sappiamo senza senso e a cui dedichiamo la vita.
Il mio paese rimarrà quel che è, il cortile degli imperi,
curando la propria umiliazione con sogni provinciali.
Esco a fare una passeggiata mattutina picchiettando con il bastone:
i posti dei vecchi sono occupati da nuovi vecchi
e dove le ragazze un tempo passeggiavano con le gonne fruscianti,
ce ne sono di nuove, superbe nella loro bellezza.
E i bambini fanno rotolare i cerchi per più di mezzo secolo.
In uno scantinato un ciabattino alza la testa dal banchetto,
passa un gobbo con il suo lamento interiore,
quindi una signora alla moda, una pingue immagine dei peccati mortali.
E così la terra continua a sopportare, in ogni faccenda meschina
e nelle vite degli uomini, in modo irreversibile.
E sembra un sollievo. Vincere? Perdere?
Per che fare, se il mondo ci dimenticherà comunque?
Czesław Miłosz
Da orientarsi con le stelle, tutte le poesie – Carver (Minimum fax 2006), traduzione di Riccardo Duranti